Il Giorno del Ricordo del 10 febbraio è stata istituito per “conservare e rinnovare la memoria della
tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani,
fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e delle più complesse vicende del fronte orientale”;

l’appuntamento al Sacrario della Foiba di Basovizza è particolarmente sentito dagli Alpini della
Sezione di Gorizia che nella loro terra hanno vissuto con Trieste i tragici 40 giorni di occupazione
titina condividendone efferatezze e deportazioni e il successivo tracciato di un doloroso confine.

Evidentemente è tutta la famiglia alpina che vuole ricordare e trarre monito da quegli eventi se,
come avviene ormai da anni, è presente alla cerimonia il Labaro nazionale con una numerosa
rappresentanza del Consiglio direttivo. E anche quest’anno le penne nere sono state davvero tante,
giunte anche da lontano a testimoniare in maniera silenziosa ma partecipata la loro vicinanza a
quanti subirono quelle efferatezze: lo hanno certificato i molti Vessilli presenti e gli innumerevoli
Gagliardetti,
I sentimenti che hanno accompagnato l’evento ci sono stati la soddisfazione per le cerimonie
dell’apertura dell’Anno europeo della cultura assegnato in forma transfrontaliera a Gorizia – Nova
Gorica
avvenute con la presenza dei due Capi di Stato, l’8 febbraio, in uno spirito di pace e
riconciliazione e lo sdegno per l’imbrattamento del Sacrario con scritte, in sloveno, oltraggiose e
negazioniste comparse alla vigilia della cerimonia.

Fra i presenti molti anche gli studenti delle scuole che hanno partecipato alla S. Messa celebrata dal
Vescovo di Trieste Enrico Trevisi che evocando la necessità della memoria e del ricordo ha detto ”
Qui, come alla Risiera, ci rendiamo conto di quanto diabolico sia l’abisso del male” e ha avuto
parole di condanna per “l’insozzamento” del luogo sacro.
Di tendere al perdono ma non all’oblio e la necessità di mantenere il ricordo sono state fra le altre le
parole del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenuto a nome del Governo. Indignazione e
ferma condanna per le scritte ingiuriose sono state espresse dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza
e dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga che assieme al ricordo ha evidenziato come
per la pacificazione sia necessaria la verità su quei fatti: chi li nega o li riduce alimenta l’odio al
quale rispondiamo con l’orgoglio di chi siamo, in memoria di quanti si sono sacrificati per questa
terra e nella consapevolezza della nostra storia e identità. Il presidente della Lega nazionale Paolo
Sardos Albertini
ha auspicato di poter finalmente raggiungere, a distanza di 80 anni, una verità
veramente condivisa su quei massacri che non colpirono solo italiani ma anche sloveni e croati.

Il tutto in una giornata grigia che nella desolazione invernale della landa carsica si intona a quel
richiamo che viene da quel semplice monumento: una copertura in ferro dell’imbocco del pozzo e
un’impalcatura in legno dipinto di nero con in alto una croce, evocano sofferenza e morte.