Sono passati 110 anni dall’inizio alla Grande Guerra e il 48° Raduno Alpino sul monte S. Michele, organizzato dal Gruppo Alpini di Gradisca d’Isonzo, rappresenta un’importante occasione per fare memoria su quei tragici fatti.
La presenza delle Delegazioni estere (dopo la lunga parentesi del Covid) sono una preziosa testimonianza di desiderio di pace fra i popoli e l’alzabandiera che ha dato inizio alle celebrazioni a S. Martino del Carso con i vessilli di Austria, Slovenia, Ungheria e Italia, accompagnati dai rispettivi inni nazionali, ne sono una evidenza.
La successiva salita a cima 3 del Monte dà una sensazione di ritorno ad altri tempi con immersione nel passato (fato salvo l’impianto di antenne di telecomunicazione che oltre ad offendere un luogo sacro deturpa il paesaggio). La vegetazione si è ormai impadronita del Carso e il verde domina il panorama che spazia fino al mare, pur negando la vista dell’Isonzo, mentre la sommità che si presenta spoglia e sassosa riporta alla situazione della guerra con le tracce di quelle che erano le trincee.
Su quella “cima” si sono svolte le cerimonie ufficiali con la posa delle corone sui tre semplici monumenti che ricordano il sacrificio dei soldati: Austriaci, Ungheresi e Italiani.
Presenti le autorità civili: il sindaco di Gradisca Alessandro Pagotto, di Sagrado Marco Vittori, il vice sindaco di Fogliano-Redipuglia Daniele Dreossi, il consigliere regionale Antonio Calligaris e il parroco di Gradisca don Gilberto Dudine; per la delegazione Austriaca dell’associazione 7° Regg. Graf Khevenhuller il sig, Stefan Guess, per quella Slovena dell’associazione Soldati di montagna il sig. Anton Vavros e per quelle Ungheresi il sig. Laszlo Urban e per l’Associazione Honved il col. Istvan Gorog. Presente con il labaro la locale rappresentanza della Croce Nera Austriaca e il luogotenente Piccirillo per l’Esercito Italiano.
Il capogruppo ANA di Gradisca Lorenzo Montico ha aperto gli interventi andando con i ricordi agli inizi della manifestazione, tracciandone la storia e ricordando i valori che essa ha voluto trasmettere più che mai validi fino ai nostri giorni.
Hanno poi preso la parola le autorità presenti che con varie sfaccettature hanno voluto ricordare l’importanza della coltivazione del ricordo e il valore della memoria per far sì che le atrocità viste su questi luoghi non possano più succedere. Gli interventi sono stati tradotti nelle lingue dei presenti.
Il presidente della Sezione ANA di Gorizia Paolo Verdoliva ha brevemente ringraziato tutti i partecipanti per la loro presenza e ricordato il significato della cerimonia che gli Alpini Isontini intendono continuare a promuovere.
Don Giberto ha benedetto luoghi e persone.
Il successivo spostamento al cippo della Honved ha rappresentato un momento di particolare intensità emotiva: il monumento si trova ai margini dell’abitato di S. Martino, in una radura circondato ormai dal bosco carsico, il che infonde una sensazione di raccoglimento e pace. Dopo la posa delle corone il capogruppo ANA Montico ne ha ricordato la storia: voluto (assieme ad altri tre) nel dopoguerra dai reduci ungheresi per ricordare i loro 10.000 caduti su questo fronte, è stato conservato e manutenuto negli anni dagli alpini di Gradisca e dalla Società Speleologica di S. Martino.
Ha preso la parola anche il col. Istvan Gorog dell’Associazione Honved che oltre ai saluti istituzionali ha ricordato come suo nonno fosse stato combattente in questi luoghi.