
L’appuntamento sul monte di Muris nell’anniversario dell’affondamento del piroscafo Galilea con la commemorazione dei caduti su fronte Greco-Albanese è una delle più sentite e importanti manifestazioni alpine.
Succedeva 81 anni fa nella notte fra il 28 e 29 marzo nel viaggio che dalla Grecia riportava la Julia in Patria: una delle navi, il Galilea, fu affondata nello Jonio da un sommergibile inglese. A bordo c’erano 1329 persone con l’intero btg. Gemona di 976 uomini: i superstiti furono 279 dei quali 205 alpini.
Anche quest’anno, con gli onori fatti da un picchetto armato della Brigata Julia e dalla sua Fanfara, alla presenza di numerose autorità civili, militari e della quasi centenaria professoressa M.O. Paola Del Din, si è celebrata la S. Messa in suffragio da parte del cappellano militare della Brigata e la deposizione di corone in onore ai Caduti.
La cerimonia ha un sapore intimo: il numero dei partecipanti, anche se per lo più raccolti nel naturale anfiteatro con sullo sfondo l’altare e il monumento con i nomi dei caduti, non si quantifica, dispersi come sono anche negli spazi di un bosco cresciuto negli anni e ancora in riposo, mentre la vista della pianura e dell’ampio corso del Tagliamento apre a pensieri di ricordi, terre lontane e memorie.
E i valori e il dovere della memoria sono stati evocati nella cerimonia di questo 26 marzo dai ragazzi delle scuole di Ragogna, dal Generale comandante della Brigata Alpina Julia e dal rappresentante dell’ANA Nazionale oltre che da tutti i presenti: Carabinieri, Bersaglieri, Marinai e soprattutto Alpini con i loro vessilli, labari e gagliardetti a ricordare i commilitoni inghiottiti dal mare.
La vecchia chiesetta di S. Giovanni testimonia dal XIII secolo la storia di una terra difficile, martoriata da eventi bellici, terremoti e migrazioni. Venne distrutta nella prima guerra mondiale durante la resistenza dell’esercito italiano alle truppe in discesa da Caporetto e così rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale quando, davanti alle rovine, il 4 novembre 1945 venne celebrata una S. Messa in ricordo dei caduti in guerra. L’officiante davanti a centinaia di alpini in congedo, in armi e a partigiani, fu Padre Generoso già cappellano della Julia in Grecia e Russia e poi nella Brigata partigiana Osoppo. Da qui fu rivolto l’invito a ricostruire il luogo di culto.
Da allora il monte di Ragogna e la sua centenaria e più volte ricostruita chiesetta (succederà anche per il terremoto del 1976) è diventato oggetto di un pellegrinaggio di Alpini non solo in ricordo dei caduti delle guerre, della Julia, del Btg. Gemona: la spianata del monte è stata arricchita da un altare e da monumenti che popolazione e associazioni hanno voluto erigere a memoria del sacrificio di quanti diedero la loro vita per la Patria.
Merito al Gruppo Alpini di Muris e alla Sezione ANA di Udine di aver conservato negli anni lo spirito dei primi convenuti e mantenuto vivo l’appuntamento.
Si scende dal “Monte” con il sentimento di aver acquisito qualcosa: consapevoli di avere il dovere di mantenere il ricordo di quegli avvenimenti. Quei fatti allora vennero tenuti nascosti dalla propaganda e dall’essere in guerra (di lì a pochi mesi si sarebbe partiti per la Russia) e non era la prima volta e non fu l’ultima: superstiti e familiari dei caduti furono costretti a vivere il loro dolore in un muto silenzio. Nulla di nuovo nella storia dei popoli ma ricordare può aiutare ad avere la speranza, se pur fievole, che questo non debba succedere ancora.










