
Quanta emozione!! Questa è la prima sensazione che ho provato quando sabato 17 giugno per la prima volta nella mia vita mi sono incamminato con gli amici della sezione ANA di Gorizia per raggiungere la vetta del Monte Nero in Slovenia, monte sacro per tutti noi alpini e teatro delle note vicende belliche legate alla prima guerra mondiale che sono costate il sacrificio di tanti giovani soldati che in questo luogo hanno trovato tanta sofferenza e morte.
Con me, oltre allo zaino, recavo fiero in spalla anche il gagliardetto del gruppo alpini di Fossalon di Grado di cui faccio parte e che forse per la prima volta avrebbe visto la sommità del monte.
Durante il percorso che si è snodato praticamente quasi sempre per un sentiero in salita più o meno marcato su un terreno aspro e roccioso ma illuminato da un sole gentile, ho avuto occasione, insieme ai miei compagni, di riflettere sulla tragicità della guerra e sul perché della stessa; non c’è una risposta plausibile che possa giustificarla e giustificare la sofferenza di così tanti uomini, fratelli, di ambedue gli schieramenti che non si conoscevano e di cui non vedevano neppure i volti ma accomunati da un tragico destino che per tanti avrebbe significato la perdita degli affetti più cari e della propria vita.
Proseguendo nell’ascesa ecco qua e là qualche bossolo, del filo spinato ormai arrugginito segno tangibile di quello che si è qui consumato e che le tante pietre, testimoni silenziose, tentano invano di nascondere ai nostri occhi. Ecco ora il passo si fa più incerto e la stanchezza si fa maggiormente sentire con il sudore che scorre sotto il peso dello zaino ma indomiti proseguiamo verso l’ agognata meta ed ecco scorgiamo il rifugio che a mano a mano diventa sempre più grande e chiaro ai nostri occhi invitandoci a proseguire e a raggiungerlo per trovare un po’ di ristoro.
Alla fine eccoci finalmente siamo arrivati ce l’abbiamo fatta: il rifugio è lì davanti ai nostri occhi ma ora manca ancora un ultima fatica, dobbiamo raggiungere la vetta della montagna che dista ancora pochi minuti di cammino per poter commemorare tutti insieme il ricordo dei nostri giovani soldati.
Il breve tratto per raggiungere la sommità diventa ora meno agevole e la ghiaia scivola sotto i nostri scarponi ma alla fine ci siamo ed ecco all’improvviso levarsi tutto uno sventolio di gagliardetti e la vetta si ricopre dei colori della nostra bandiera nazionale che fa da sfondo ad una semplice e toccante cerimonia in ricordo di tutti quei ragazzi che qui sono morti per i loro ideali di libertà.
Parlare di guerra in questo scorcio di mondo può ora sembrare anacronistico; ormai i nostri popoli vivono da molti anni in pace e fratellanza forse grazie proprio al sacrificio dei soldati che qui hanno combattuto ma non dimentichiamo quello che sta succedendo non lontano da qui dove una guerra fratricida sta sconvolgendo un intero territorio nel cuore dell’Europa. Chi avrebbe pensato che potesse accadere ancora nell’era tecnologica di internet che stiamo vivendo eppure purtroppo sembra più attuale che mai , segno che non sempre l’esperienza del vissuto trascorso è di monito all’uomo.
Il sacrificio di questi giovani sia sempre invece una luce per tutti noi perché queste tragedie non si ripetano più e che tutti i popoli possano vivere in pace e armonia da veri fratelli.
Voglio ringraziare tutti quelli che hanno condiviso con me questa breve ma profonda esperienza che mi ha dato molto e che porterò nel mio cuore per sempre.
Andrea Antonelli